





Gli allevamenti in pianura sono destinati essenzialmente ad alcune razze di elevata produttività con numeri elevati concentrati per singole aziende.
La produzione lattiero casearia dipende sostanzialmente da vacche nella maggior parte di razza frisona, con qualche aggiunta in qualche caso di bruno alpina e qualche allevamento puntiforme che unisce anche vacche di razza jersei o bianca della pianura padana. La produzione di Parmigiano Reggiano nell’oltre Po’ mantovano, del Grana padano, dei formaggi a pasta filata come il Provolone e in alcuni casi per la produzione del Gorgonzola, sono le destinazioni del latte prodotto.
Altra presenza non seconda per importanza è quello dell’allevamento suinicolo destinato alla produzione di carne per salumi, spesso per la produzione di cosce per il prosciutto del consorzio di Parma, quindi con disciplinari di allevamento molto rigidi. Allevamenti intensivi e con grandi numeri
Gli allevamenti avicoli, polli e tacchini entrambi da carne, ma con qualche presenza di allevamenti di galline da uova, tutti allevamenti intensivi.
Negli ultimi decenni sono sorti allevamenti di capre da latte per la produzione in proprio di formaggi, con capre di razza Saanen di origine Svizzera o più raramente camosciata delle Alpi.
Rari e soprattutto piccoli gli allevamenti di cavalli da tiro, specialmente TPR ( tiro pesante rapido) razza relativamente recente utilizzata soprattutto nella prima metà del secolo scorso per uso agricolo oggi allevata da carne o solo per passione.
Asini di varie razze punteggiano il territorio ospiti di piccolissimi allevamenti. Grandi greggi di pecore bergamasche itineranti, alcuni con base nell’area posta fra il basso cremonese ed il basso bresciano appaiono spesso nelle stagioni autunnali, invernali e della prima primavera per utilizzare i terreni incolti e le aree marginali nelle golene.
Un auspicio è quello che vorrebbe vedere razze in pericolo d’estinzione una volta presenti in modo massiccio e che componevano il paesaggio agrario nella sua complessità.